lunedì 10 febbraio 2014

The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese

di Gemma Lanzo

Martin Scorsese, tra gli autori principali della New Hollywood degli anni Sessanta, ha attraversato cinque decadi di cinema, consacrando la sua vita alla settima arte. Oltre ad essere uno tra i cineasti più affermati ed apprezzati al mondo, è anche un profondo conoscitore della storia del cinema e questo si rispecchia nei suoi film, ricchi di citazioni cinefile, come anche nel suo lavoro di salvaguardia delle opere filmiche. Nel 1990, infatti, ha fondato la Film Foundation di cui è Presidente, che si occupa proprio di tutelare opere provenienti da tutto il mondo. Dal suo primo progetto What’s a Nice Girl Like you Doing in a Place like This?(1963), realizzato durante un seminario estivo della New York University, dove in seguito si è laureato proprio in cinema, fino a The Wolf of Wall Street (2014) si può decisamente affermare che Scorsese abbia sempre utilizzato la macchina cinema al suo meglio, sfruttando sempre in ogni suo film tutto ciò che la produzione era lì ad offrirgli. Dopo la precedente esperienza di Hugo Cabret, in cui sperimenta con la tecnologia digitale ed il 3D, Scorsese torna a girare in pellicola (il film è girato in parte anche in digitale) e richiama a sé il suo attore feticcio che dal 2002 ha raramente abbandonato, parliamo naturalmente di Leonardo Di Caprio, che proprio per questo film è candidato all’Oscar. Il film ha in realtà ricevuto ben 4 nominations (miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista per Di Caprio e miglior attore non protagonista per Jonah Hill), rimaniamo tutti in trepidante attesa di conoscere i nomi dei vincitori.
The Wolf of Wall Street è liberamente ispirato, attraverso la sua autobiografia, alla vita di Jordan Belfort, un giovane broker trasferitosi a New York per conquistare Wall Street. Il film, attraverso una incontrollata escalation di brama di successo e di potere, conduce tutti i protagonisti ad ambientarsi facilmente ad uno stato mentale dettato dall’esaltazione, dal superomismo, dalla vita vissuta al di là di ogni plausibile regola se non quella “sacra” della moltiplicazione del denaro e del suo consumo. Il diktat è quello che “il fine giustifica i mezzi”, anche quando essi non rispettano la legge, perché il denaro è come un dio, capace di renderti onnipotente, ed il fine di Belfort è quello di divenire onnipotente. Lo spettatore, mai giudicando né moralizzando, si lascia trasportare da questo stile o filosofia di vita, dall’ambiente di lavoro che sembra essere teatro di una perpetua ‘festa’, dalle numerosissime scene di sesso sfrenato, dall’uso di ogni tipo di droga e dalla dipendenza che tutto ciò inevitabilmente provoca. Il film prende spunto dalla storia di questo giovane broker desideroso di successo ma diventa ben presto un film sulla alterata percezione della realtà delle cose, sulla labilità della percezione e su come essa riesca a cambiare in continuazione. Ciò che è reale oggi, potrebbe non esserlo domani. È un punto di vista fuggevole quello di Jordan che vive una vita senza freni, mascherata da brevi momenti di apparente calma e normalità, e in cui naturalmente anche la percezione dei rapporti umani è alterata, come quando, ad esempio, il giovane si convince che la zietta inglese della moglie ci stia “provando con lui”. Ma è anche un film sulla volontà, espressione che caratterizza moltissimi personaggi scorsesiani, una forza di volontà quasi disumana o sovrumana che riesce, ad esempio, a fare rialzare il protagonista, anche se paralizzato dalla droga, fargli prendere un’altra droga a mo’ di antidoto per salvare la vita del suo migliore amico. La forza di volontà è unita all’intuizione, al genio, alla sregolatezza che hanno indotto il protagonista a trasformare uno dei momenti più negativi per la borsa americana, quel famoso lunedì nero, il crak dell’ottobre del 1987, nel suo “momento”. Scorsese è un maestro nella costruzione degli stati d’animo dei suoi personaggi e nella direzione degli attori, che in questo caso consegnano allo spettatore un ritratto costruito sull’eccesso, proprio per rimarcare la consuetudine dei loro comportamenti. La tensione filmica, dopo un brevissimo crollo verso la metà, si riprende grazie ad una struttura narrativa che riaccende l’interesse dello spettatore desideroso di conoscere le sorti del protagonista. Un film questo in cui la trama principale è riempita di sottotrame che servono proprio a rafforzare la caratterizzazione dei personaggi e a coinvolgere lo spettatore. Tra le varie scene, prendiamo ad esempio quella emblematica che apre il film in cui Matthew McConaughey “inizia” Belfort al mondo di Wall Street. In pochi minuti introduce Belfort, e lo spettatore, al mondo dell’alta finanza. Una scena esilarante che sintetizza alla perfezione, grazie anche all’interpretazione magistrale di McConaughey, tutto ciò che verrà espresso nel corso del film e che si conclude con un segno di “preparazione”, con la cosiddetta “humming scene”, che in realtà non è altro che un mantra di meditazione da sempre usato da McConaughey prima di andare in scena, ma che in questo contesto assume tutti i contorni di un inno alla battaglia. Dopo aver vissuto attraverso gli occhi del protagonista una vera e propria apologia al dollaro e all’eccesso, verso la fine, come per molti dei suoi film, Scorsese scombussola tutto ciò che è stato visto e udito e forza lo spettatore a pensare e ad approfondire. Attraverso una considerazione di Jordan, lascia trapelare che il prezzo più alto che il protagonista ha dovuto pagare nel corso di tutti quegli anni di sottomissione al denaro, è stato proprio quello di aver rinunciato alla libertà di non ‘doverne’ accumulare e di non essere ossessionato da esso.
Con questo film Scorsese ha voluto spiegare il suo punto di vista tragicamente ironico sulla crisi economica, non dovuta a fenomeni astratti ed effimeri, ad un “dio finanza” in collera, ma causata da folli uomini autoproclamatisi “dei” che, come spesso nella Storia, trascinano il popolo verso la distruzione e l’oblio.
 
(Articolo pubblicato su Casalnuovo. Il Giornale di Manduria il 07/02/2014)